Il Piave, terroir di grandi vini

Tipicità di una terra, felicità di un clima, temperamento di una gente.
“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri” (Gustav Mahler).

La qualità dei vini Bonotto è indissolubilmente connessa con il particolare territorio in cui si allineano i filari delle sue viti, la grave del fiume Piave, contesto ambientale dalla caratteristiche geologiche e climatiche ideali per la viticultura.

Antico alveo del fiume, le grave sono costituite da un terreno sabbioso-limoso, permeabile e accuratamente drenato, misto di ghiaia e di ciottoli, che accumulano calore durante il giorno e lo restituiscono gradualmente di notte. Il clima propizio, con il giusto dosaggio tra apporto pluviale e giornate di sole, fa di questa terra la culla di grandi vini.

La sapienza di una cultura enologica profondamente assimilata esalta le caratteristiche dei vitigni autoctoni, o perfettamente ambientati, con le più raffinate e accurate tecniche di vinificazione.

La bellussera: una viticultura d'altri tempi nella terra del Piave. Un vigneto come un gigantesco alveare, un ricamo geometrico della natura, che disegna il territorio in modo quasi astratto.

Le alberate sono state l’elemento che maggiormente ha caratterizzato il paesaggio della pianura del Piave tra l’800 e gli inizi del ‘900. Dapprima maritate a diverse tipologie di specie legnose (acero campestre, susino giapponese, frassino), la vite si sviluppò con ottimi risultati legate al tronco dei Gelsi, che al contempo servivano per allevare con le loro foglie i bachi da seta, molto importanti nell’economia familiare dell’epoca.

A fine Ottocento i fratelli Girolamo e Antonio Bellussi di Tezze di Piave (TV) furono i primi a piantare nel proprio podere le viti cresciute secondo questo nuovo sistema di allevamento: affinché le viti maritate con i tralci uviferi fossero fuori dall’ombra proiettata dai tutori vivi, sperimentarono una nuova forma con cordoni verticali ripiegati orizzontalmente e appoggiati a pali di legno; nasceva così la bellussera, con una disposizione delle viti a raggi attorno ad un sostegno (la maggior parte delle volte il Gelso).

La bellussera rappresentò il primo sistema quasi puro di vigna, perché mentre permetteva si intensificasse la coltivazione della vite in forma espansa e specializzata, al pari lasciava invariata la possibilità di ottimizzare lo spazio coltivabile dell’interfila al fine di massimizzarne la produttività, utilizzandolo con le altre colture in piena epoca di mezzadria.

Oggi il sistema creato dai fratelli Bellussi sta cedendo il passo a forme di allevamento che permettono una maggiore densità di piante per ettaro e una produzione più razionale: resta però fondamentale il contributo che ha apportato al nostro territorio in più di un secolo di storia.